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L'intervento di ursula von der leyen al parlamento europeo sul futuro dell'europa



Von der Leyen prova a risollevarsi avanti alla platea del Consiglio Europeo. Si è concessa su temi importanti quali: conflitti e sicurezza, Ucraina e Gaza, indicando in Putin il nemico dell'Unione, minacciando sanzioni contro Israele. Ha cambiato totalmente rotta su economia, intelligenza artificiale, auto elettriche, migrazioni e problema-alloggi.




Dalla diretta tivù e dalle inquadrature degli eurodeputati mi è parso di notare sui volti un certo malcontento che non era solo procedurale. Oserei dire sostanziale. Molti i banchi vuoti. È lo specchio di un'Europa debole e fiacca rispetto alle sfide globali. Ursula Von der Leyen sicuramente ne era consapevole e infatti ha puntato principalmente sulla difesa e sulla sicurezza con voce ferma e sicura di sè. Ha snocciolato punti caldi dell'agenda comunitaria: energia e sostenibilità, innovazione e formazione, alloggi, difesa e sicurezza, Gaza e Ucraina, tecnologia pulita, intelligenza artificiale, allargamento dell'UE. Spesso rimarcava la necessità di unire l'Europa, anzi "riunire" l'Europa su queste questioni. La presidente della Commissione ha voluto quindi voler riprendersi di quel ruolo di Presidente cercando di convincere il Parlamento europeo e gli Stati membri per un deciso cambio di passo onde recuperare quella "maggioranza Ursula" che negli ultimi tempi sembrava alquanto compromessa. Malumori soprattutto connessi alla gestione dell'accordo con gli Stati Uniti sui dazi senza coinvolgere il Parlamento Europeo. La domanda che mi pongo è: ma il Parlamento "scavalcato" si limiterà a ratificare o proverà a emendare? Nel suo intervento nessuna autocritica sulla politica commerciale. Nessun riferimento alla querelle con Trump sulla multa a Google. Nessuna parola sul debito comune per rimpinguare un bilancio europeo ormai asfittico. Nessun riferimento sulle divisioni dei governi di fronte alla tragedia palestinese. Mi ha fatto invece specie della sua dichiarazione relativa alla sospensione dell'accordo commerciale con Israele e alle sanzioni a esponenti più estremisti del governo israeliano. Ovviamente il tutto dovrà comunque passare al vaglio del Consiglio Europeo. La mia impressione a caldo è che la Presidente abbia cambiato registro nella comunicazione, anche se non sono sicuro che sarà sufficiente a mitigare lo scetticismo profondo che attraversa l'opinione pubblica. Insomma, in conclusione mi pare che l'intervento, per molti aspetti di seduzione politica, non sia stato seguito da proposte decise come la situazione avrebbe dovuto richiedere. Dobbiamo sicuramente essere critici ed esigenti, ma non per questo distruttivi. Va bene spingere, a chiedere di più per un futuro migliore. Ma dobbiamo fare i conti con la reale vita quotidiana di ognuno di noi. Perché la postura di oggi si trasformi in consapevolezza permanente. Di fronte a sfide di tale portata non basta amministrare, serve la compartecipazione dei cittadini.


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