News
L'esasperazione della leadership nel sistema politico italiano
Si può tranquillamente dichiarare con certezza che la supremazia sia il morbo che più affligge il sistema politico italiano odierno, senza particolari distinzioni tra destra, centro e sinistra. Una forma acuta ed esasperata di egemonia. Una patologia che non si limita ad indurre i singoli leader politici a coltivare in via esclusiva il proprio interesse personale o di parte, ma li spinge a delegittimarsi a vicenda e ad accreditare una realtà spesso virtuale, inventata, falsificata.
Non cito nomi ma gli esempi non mancano. E’ un classico l'atteggiamento impositivo nei confronti delle varie componenti politiche alleate, mettendoli spesso di fronte al fatto compiuto e negando, secondo il sempreverde schema «o con me, o contro di me», ogni spazio di dialogo e confronto. Esiste poi la figura del camaleontismo. Si muove come se non avesse un passato, una radice, un contesto. Si muove come se ogni fantasticheria programmatica fosse possibile.
E’ evidente la contraddizione narcisistica che è elemento caratterizzante. Tale esasperazione egocentrica avviene per diversi fattori: la crisi dei partiti politici, lo sradicamento delle culture politiche, il presentismo e le elucubrazioni dei social. Fenomeni ormai epocali. Fenomeni che esaltano la naturale tendenza individualistica dei leader politici al pari di un infuencer. Siamo putroppo calati in un circolo vizioso, con tutta evidenza destinato a rendere la politica sempre più impopolare. Uscirne non sembra possibile. Limitarne gli effetti? Ma servirebbero leader seri o classi dirigenti politiche capaci di opporsi ai propri leader nel loro e nel proprio interesse di medio, lungo periodo. In altri campi della vita sociale diciamo di voler incoraggiare l’autonomia, lo spirito critico, la creatività, il libero pensiero, il coraggio di difendere le proprie opinioni e di pagarne le conseguenze, di essere minoranza, di cercare strade solitarie, l’anticonformismo anche. In politica, invece, vengono premiati i vizi opposti: l’obbedienza, l’acriticità, la subordinazione a costo dell’umiliazione personale, il conformismo. Le proprie idee devono essere le idee del capo e del partito, altrimenti è meglio non dichiararle. E su questo sarebbe utile riflettere.
Finché non cambieranno i meccanismi premiali e la forma organizzativa stessa della politica (ma vale anche per altri ambiti come la religione, per non parlare del mondo militare) ci sarà uno scollamento tra i valori dichiarati rilevanti nel privato e quelli praticati in pubblico. A cui corrisponde una specifica forma di schizofrenia, per la quale tuttavia non si vedono terapeuti, né forme di guarigione.