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Europa tra tensioni geopolitiche e stagnazione
L’Europa sta franando? La frattura viene dall’interno. Divisione e debolezza dovuta a vari fattori, tra cui la lenta crescita economica e la stagnazione, le tensioni geopolitiche come la minaccia russa e la crescente dipendenza da altre potenze, e l'ascesa di populismi e nazionalismi che minacciano la coesione sociale.

Questo scenario contrasta con l'ideale di un'Europa unita e competitiva. Milioni di giovani europei emigrano per trovare migliori opportunità lavorative, attratti da paesi con economie più forti. E mentre tutto questo accade, Bruxelles discute regolamenti che nessuno legge. L’emorragia non fa rumore, ma sta sgretolando il corpo politico del continente europeo. Dietro questa migrazione silenziosa si cela un modello esausto.
Le economie europee sono cresciute senza condivisione, hanno incorporato senza inclusione, hanno promesso sicurezza ma hanno depositato precarietà. In Italia, Grecia e Portogallo, intere generazioni vivono con salari insufficienti a sostenere una vita dignitosa. In Francia, lo stato sociale è diventato terreno di scontro. In Germania, la floridezza non è più sufficiente a sostenere la propria narrazione. Il continente sta logorandosi. Isolamento e burocrazia è il peggior nemico. La frustazione aleggia anche tra gli europeisti convinti. Questa disillusione sta rimodulando la politica europea. In Ungheria, Polonia, Paesi Bassi e Francia, i partiti ultranazionalisti stanno crescendo nel vuoto lasciato dalle socialdemocrazie. Al nord, Svezia, Finlandia, Danimarca si stanno orientando verso la militarizzazione. Al sud, Spagna e Italia brancolano tra sinimento e rabbia. L’Europa non teme più il futuro, ma semmai lo evita. Il continente che un tempo dettava il corso del mondo ora si chiede come sopravvivere alla propria disillusione. La frattura europea non sarà un’esplosione, ma una lenta scomparsa demografica, morale e politica.
