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Riforma essenziale: alienare le regioni
Se ben ricordo nel 2014 la Meloni, attualmente presidente del Consiglio, promise di alienarle. Troppe poltrone, troppi stipendi e troppi politici da mantenere perché in Italia si possa ragionare su quanto siano inutili e dannose le Regioni.

Pochi ricordano. Fino al 1970 non esistevano e a quel momento avevamo vissuto il boom economico. Da allora abbiamo visto disastri, scandali e spese folli senza fine, ma mai quanto accadde col Covid, quando ogni ente pretese di decidere la sua strategia sanitaria, ostacolando in ogni modo Palazzo Chigi. Ne uscì un vero caos, ma quel protagonismo giovò ai governatori, che in gran parte sono stati rieletti.
Nessuno osa toccare anche se ogni cittadino lo sente sulla propria pelle. Diventate un ingranaggio titanico, costoso e spesso dannoso. Perché mantenerle in vita? Le Regioni sono l’esempio più lampante di un’Italia che ama moltiplicare i livelli di governo, salvo poi lamentarsi della burocrazia che tutto soffoca. Abbiamo lo Stato, le Province, i Comuni, le Città metropolitane, le Unioni di Comuni, le Comunità montane. In mezzo, appunto, le Regioni: consigli regionali-fotocopia del Parlamento.
Giunte che replicano i ministeri. Uffici e assessorati che duplicano le competenze. Un carrozzone che divora miliardi e restituisce al cittadino un labirinto di norme contrastanti. La pandemia lo ha mostrato in modo crudele: ogni Regione faceva a modo suo, tra ordinanze discordanti e guerre di confine. La sanità che avrebbe dovuto garantire un diritto uniforme è diventata un mosaico di sistemi locali. Non è federalismo. E’ frammentazione. Non è autonomia. E’ disparità di cittadinanza. Un enorme dispendio di danaro: stipendi, consulenze, nomine. Dei veri feudi. Non sorprende che molte inchieste giudiziarie abbiano trovato nelle Regioni terreno fertile. E’ quanto mai facile parlare di “riforme”, “razionalizzazione”, “efficienza”. Occorre avere il coraggio di tornare all’essenziale con uno Stato centrale forte e responsabile, Comuni vicini ai cittadini. Abolire le Regioni non è utopia: è realismo. È l’unico modo per ridare allo Stato snellezza e ai cittadini uguaglianza. Tutto il resto è soltanto debito pubblico.
