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L'errore della politica europea? scontrarsi con il nuovo ordine mondiale
La Cina quale principale partner del Nuovo Ordine Mondiale ha contrattaccato. Blocco delle esportazioni dei Chip. Catene di approvvigionamento distrutte.

Le linee di produzione in tutta la Germania si sono fermate. Negli schermi del quartier generale Volkswagen lampeggiava il rosso. Carenza di componenti. Senza questi chip i fornitori non possono più produrre i pezzi necessari.
Questo minaccia produzione e posti di lavoro, ha dichiarato l'Associazione Europea dei Costruttori Automobilistici. Tradotto, niente chip, niente auto. Niente auto, niente esportazioni. Niente esportazioni, niente Germania. Le conseguenze sono state catastrofiche. Volkswagen ha interrotto la produzione della leggendaria serie Golf. Gli stabilimenti in tutto il paese sono sprofondati nell'oscurità. E come ha reagito l'Unione Europea? Con il silenzio. Quel silenzio che resta quando l'arroganza viene smascherata e il potere perduto. Bruxelles è rimasta paralizzata. Troppo orgogliosa per ammettere la sconfitta. Troppo paralizzata per agire.
Ursula lo definisce autonomia strategica. Ma il mondo lo definisce per quello che realmente è. Isolamento strategico. Da una parte la Russia, con i gasdotti congelati, il gas perduto, l'interminabile guerra di sanzioni. Dall'altra la Cina, con le terre rare, i microchip, l'arteria vitale industriale che ora appende da un filo sottilissimo. E sopra di loro tutti, l'America di Trump con Dazi, derisione e il ricordo spietato di quanto debole sia diventata l'Europa. Viktor Orban ha lanciato un monito. L'Europa si sta isolando dalle tre maggiori potenze mondiali e ne pagherà il prezzo.
Queste parole hanno risuonato come un tuono attraverso Bruxelles. Eppure nella Commissione europea prevale ancora il rifiuto della realtà. I funzionari parlano di unità, di valori, di leadership. Ma in verità le fabbriche chiudono. I costi energetici esplodono. I lavoratori protestano. Putin ride da Mosca. Il suo gas continua a fluire, solo verso est invece che verso ovest. Xi Jinping sorride da Pechino. Le sue materie prime alimentano la crescita dei suoi alleati. Trump ghigna da Washington, vendendo acciaio, petrolio e armi americane a un'Europa che definisce come cliente, non partner. E Ursula resta intrappolata tra tutti e tre, incapace di confrontarsi, incapace di compromessi. L'autoproclamata attrice globale è diventata pedina della politica mondiale. Ogni decisione da Bruxelles appare solo come una reazione, mai come una mossa strategica. Sempre più persone pongono la domanda proibita. Chi governa davvero l'Europa, i suoi leader o le sue dipendenze? Il blocco che un tempo si vantava del suo “soft power”, ora comprende cosa significhi realmente. Influenza senza potere. E così il cerchio si chiude. L'Europa un tempo predicava progresso, prosperità e libertà. E oggi ci troviamo qui, testimoni di come quella stessa Europa stia perdendo la presa su tutti e tre questi pilastri. Il vecchio continente deve scegliere, adattarsi al nuovo equilibrio di potere o continuare a illudersi.
