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Intervista a Sergio Olivieri a cura del direttore Werther Gorni (Voce di Mn)



D: Sergio Olivieri, esattamente 4 mesi fa, nella sede dell’Open Spice, presentava insieme ai suoi collaboratori, il Movimento MantovaViva. Quando è nata l’idea di costituire questo Comitato?




R: Il Comitato nasce per volontà di poche persone ma di diversa estrazione sociale, professione, esperienza, capacità, ed aventi un ruolo attivo nel tessuto sociale e lavorativo del territorio. E’ in questa ottica, quindi, che si è concentrata la nostra azione civile e di conseguenza abbiamo invitato sui social tutte le persone volenterose e le forze attive che come noi hanno a cuore questi temi ad unirsi e a collaborare per l’interesse della Collettività. Ad oggi abbiamo un numero consistente di simpatizzanti e contiamo di perseguire questa fase di promozione con incontri e dibattiti e non appena usciremo da questa emergenza. Abbiamo anche invitato il Prof. Massimo Cacciari allora Sindaco del Comune di Venezia. Altro possibile incontro con il Dott. Maurizio Martucci del coordinamento europeo di Alleanza stop rete 5G riguardo i rischi sulla salute per effetto dell’inquinamento onde elettromagnetiche.

D: Già dai primi momenti si era compreso il ruolo sociale e politico del Movimento, peraltro senza alcun riferimento al partito ItaliaViva di Renzi.

R: Il nostro progetto non intende far leva a priori sull'opposizione politica o ideologica rispetto all'Amministrazione attuale, né rispetto a qualunque altro soggetto politico, ma piuttosto di concentrarsi su un una nuova idea per la città del domani in dodici punti ed in occasione delle prossime elezioni Comunali del 2020. Il nostro programma è fondato su parole chiave come partecipazione, innovazione, inclusione, cambiamento e concretezza.


D: Nelle ultime settimane lei ha organizzato incontri ma soprattutto è presente quotidianamente sui social con comunicati, notizie, commenti. Una particolare attenzione alle tematiche attuali.

R: È indispensabile avere un occhio sul futuro, ma il cambiamento deve necessariamente basarsi su radici storiche ben solide, riconoscendo quindi il grande valore di coloro che hanno fatto la storia e dunque la nostra storia. Gli obiettivi del Comitato: turismo sostenibile, salvaguardia del territorio e ambiente, sicurezza e decoro urbano, digitalizzazione, nuove politiche culturali, nuove politiche sul lavoro, tutela delle tradizioni e dell’artigianato locale. 

D: In questo mese di maggio si sarebbero dovute svolgere le elezioni amministrative per il nuovo sindaco di Mantova. L’emergenza Coronavirus ha bloccato tutto e i cittadini andranno alle urne in autunno. Questo lasso di tempo la farà riflettere sul fatto di partecipare o meno con MantovaViva?

R: Questa emergenza ha favorito la crescita della nostra creatività politica e sociale grazie alle competenze professionali e tecniche acquisite attraverso una ricerca approfondita di esperti in vari settori strategici. Siamo pronti anche a questo passaggio di confronto con altri soggetti politici in campo. La strada può progressivamente aprirsi se ci abituiamo a cogliere il  piacere di impegnarsi senza costrizione alcuna; nel costruire qualcosa insieme, nel rispettare veramente se stessi e gli altri, nel sentirsi al posto giusto nel momento giusto. La vera sfida come in tutte le implicazioni della vita, è quella di non lasciarci sempre dominare dall’emotività, ma semmai di comprendere la realtà in cui viviamo e trasformarla in generatori di risorse nel rispetto dell’ impegno assunto.

D: In effetti, pur sottintendendo una forte pulsione politica, non ha mai sciolto le riserve. Potrebbe, insomma, presentarsi quale candidato sindaco oppure aggregarsi a qualche lista già in campo?

R: Nessuna prerogativa a tal proposito è in atto. Una democrazia matura e di una politica adulta va pensata e condivisa con scelte che non si basino né su un candidato a priori, né sul fatto che le alternative siano “di destra” o “di sinistra”, né tantomeno sul conteggio degli infiniti “like” sui vari social e spesso poco motivati, ma su un percorso/programma che ci permetterà di scoprire insieme, come concittadini, cammini costruttivi per tutti e per ciascuno.

D: Qual è la Mantova che intenderebbe attuare?

R: Se vogliamo crescere dobbiamo uscire dall’isolamento. Servono nuove scelte strategiche e capaci di esprimere progettualità costruendo reti e collegamenti in campo economico, culturale, ambientale, capace di sviluppare e preservare la nostra ricchezza patrimoniale e turistica con scelte virtuose e lungimiranti.  Se si vuol cambiare prospettiva, e collocarsi in un’ottica di sviluppo e sostenibile  è arrivato il tempo di invertire la rotta.  Mi riferisco alle infrastrutture che sono il vero volano allo sviluppo. Uniscono si le comunità periferiche ma anche le città a noi confinanti.  Ridisegnano la geografia economico-sociale e non solo. Pertanto, anche le risorse impiegate per il welfare vanno considerate non come spesa bensì come investimento che contribuisce allo sviluppo. Riprendendo pertanto l’analisi su esposta risulta pertanto assai strategico e importante per la città uscire da questa perpetua condizione di isolamento. Ma se davvero si vuol dare una svolta concreta in favore di una città inclusiva e innovativa  occorre ripensare a più ampi e concreti margini di manovra congelando congetture e dissidi politici. Il grado di civilizzazione lo si misura dalle sue prigioni e l’obiettivo del Comitato sta proprio in questa frase. Soluzioni laddove il ruolo del privato deve essere stimolato da un azione di consolidato coordinamento che deve vedere protagonisti anche comuni dell’ hinterland mantovano e non solo attraverso un patto tra Sindaci in un’ottica di ben  più ampia valorizzazione del nostro capitale economico-sociale atto a rilanciare le risorse di un artigianato di qualità che brilla ma che stenta a crescere. Più siamo interconnessi e più siamo capaci di agire territorialmente secondo una prospettiva globale e di assunzione di responsabilità.

D: Quale giudizio formula sui 5 anni dell’Amministrazione Palazzi?

R: In quest’ottica di idee il Comitato non può che ricordare gli effetti negativi sul piano economico e sociale per assenza di progettualità che hanno finito per depauperare la città ed il suo centro storico. Va bene la manutenzione di strade e la riqualificazione dei quartieri ma non scordiamo la carenza di servizi e di presidi come uffici postali, scuole, ambulatori, linee di trasporto pubblico che hanno ridotto la vitalità dei medesimi. Emblematica la staticità di questi ultimi cinquant’anni. Pecchiamo e soffriamo enormemente di isolamento e di mancanza di infrastrutture non sono solo quelle fisiche, bensì anche quelle sociali. Tanto per ricordare i passaggi a livello, l’eccessivo traffico di veicoli pesanti, la vetusta Stazione Ferroviaria, la carenza di parcheggi, la mancanza di una stazione BUS collegamenti extraurbani, l’assenza di un anello viario di prima e seconda periferia. Altro tema importante è la sicurezza: non bastano i sistemi di video sorveglianza serve ridisegnare l’organico della Polizia Locale per prevenire i reati e gli atti vandalici. La crescita e la diffusione della microcriminalità hanno accresciuto il senso di insicurezza e precarietà . La percezione di sicurezza che i cittadini hanno, cioè quanto si sentono sicuri e tutelati. Dentro e fuori le loro case. Ed è questo oggi il nervo scoperto della nostra società. La coesione sociale costituisce un fattore importante per la crescita. 

D: Pressoché ogni giorno segue l’evolversi delle pandemia Covid-19 sottolineando notizie, commentando, facendo proposte. Che cosa non ha funzionato sinora e come dovrebbe funzionare la fase 2?

R: E’ comprensibile lo stato emotivo e di preoccupazione del Sindaco Palazzi. Come è altresì innegabile che il Coronavirus abbia sancito un nuovo scenario socio-economico-politico con ricadute pesanti nell’ambito territoriale. Di certo non basteranno le misure tampone adottate dal Governo per arginare le ricadute economiche negative della crisi sulle diverse categorie sociali, economiche e produttive. Ma è pur evidente che le responsabilità e il bastone di comando di questa crisi restano saldamente nelle mani del Governo e della Regione Lombardia. Un amministrazione Comunale non potrà far altro che ridurre le tasse locali e adoperarsi da subito ad investire risorse per digitalizzare e ristrutturare tutti i settori di sua competenza. Ottimizzare e rendere più fruibile il servizio al cittadino e alle imprese. Educare e fare investimenti strutturali perchè la cittadinanza tutta possa far uso della tecnologia. La ripartenza, mi riferisco ovviamente alla fase due e a seguire, spetta al Governo e alle Regioni. Serve un nuovo modello di sviluppo ripensando soprattutto al valore dei servizi pubblici essenziali e alla persona. Le azioni che si metteranno in campo per gestire l'emergenza condizioneranno il modo in cui ne usciremo. Strategiche diverranno l’uso delle tecnologie digitali, dell'informazione e della comunicazione. Siamo in una fase di grande cambiamento epocale e grande è l’opportunità per colmare alcuni vuoti e limiti strutturali storici emersi nel corso di tale l'emergenza sanitaria. Cito per esempio la sanità, la scuola, l'infrastruttura digitale e il welfare.

D: Non sarà facile ricominciare: la salute è fondamentale ma ora si tratta di pensare anche all’economia mantovana. Come vede tutto questo?

R: La semplificazione amministrativa si è rilevata importante in molte situazioni adottate nella fase emergenziale. Importante è lo snellimento dei passaggi istituzionali e politici. Mi riferisco all’attuazione di una vera riforma al titolo V della Costituzione che metta mano alla semplificazione e al riordino degli organi istituzionali e politici valorizzando altresì le autonomie locali ( il vero motore dello sviluppo territoriale e culturale ) Troppi gli Enti inutili e molti dei quali impiegano personale senza svolgere alcuna funzione, gestiscono sedi fantasma, ricevono finanziamenti per finalità che non svolgono più o non hanno mai svolto. Eliminandoli si otterrebbero miliardi di euro di risparmi. Dobbiamo imparare a convivere con regole che rendano compatibile l'emergenza sanitaria con quella economica. Dobbiamo maturare una nuova coscienza politica collettiva e non individuale. Concludo con una frase di Salvatore Settis: il bene comune vuol dire coltivare una visione lungimirante, vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’interesse a lungo termine di tutti, vuol dire prestare prioritariamente attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità, vuol dire anteporre l’eredità che dobbiamo consegnare alle generazioni future all’istinto primordiale di divorare tutto e subito.

D: Oltre che essere leader di MantovaViva, da sempre è presidente dell’Associazione Comunali cui va il merito di avere organizzato un ottimo Carnevale poco prima del Coronavirus. Quale rapporto tra Mantova Viva e questa associazione?

R: Nessun rapporto di tipo conflittuale. L’obiettivo è quello di riaccendere nei cittadini di Mantova l’entusiasmo, la passione, il sentimento, la speranza, il rispetto, il senso civico e di appartenenza. Esistono pertanto molte affinità tra l’Associazione Comunali e il Comitato che pongono le basi sul concetto del Bene Comune, i cui elementi materiali (imprese, associazioni, patrimoni, infrastrutture, risorse naturali e culturali) e immateriali (tradizioni, stili di vita,  saperi locali) che lo caratterizzano, sono da salvaguardare e valorizzare per il benessere della nostra generazione e quello dei nostri figli.  Il fine che ci unisce è quello di contribuire alla rivitalizzazione della Città con particolare attenzione ai cosiddetti servizi essenziali (sanità, istruzione, mobilità, ambiente, sicurezza), in assenza dei quali è impossibile innervare qualsiasi dinamica di sviluppo, creando progetti e  opportunità di lavoro e di reddito, attraverso la valorizzazione delle potenzialità del nostro territorio (agricoltura multifunzionale, industria, artigianato, terziario, turismo sostenibile, risorse ambientali e culturali) e facendo leva sulla partecipazione attiva dei cittadini.

D: Agente della Polizia locale per moltissimi anni con una forte passione per il senso di comunità. Da qui le iniziative popolari, i festival musicali, i concorsi, i corsi, incontri con personaggi e personalità in vari campi… A questo punto qual è il suo sogno da realizzare per Mantova?

R: Non bastano le iniziative siano esse Festival o qualsiasi altro evento popolare, artistico e culturale che è sicuramente importante ma di complemento. Nel programma del Comitato Civico Mantova Viva si parla soprattutto di  rigenerazione del centro storico di Mantova. Non è un tema del futuro  ma un’esigenza attuale. In questi ultimi vent’anni si è persa la   qualità della vita. L’arretramento e l’impoverimento è sotto gli occhi   di tutti. E' marcata la diminuzione delle attività di commercio al   dettaglio in sede fissa. E’ quanto mai necessario individuare   soluzioni partecipate per sostenere e sviluppare politiche di rilancio   delle città e della economia urbana basata su processi di   riqualificazione urbana e rivitalizzazione economica. La   desertificazione commerciale non è un problema dei soli commercianti,   ma di tutti, in quanto contribuisce al degrado delle città che,   spesso, sfocia in un aumento di insicurezza e di criminalità. Serve   una revisione del piano delle regole sulla distribuzione commerciale.   Valorizzare la qualità con azioni innovative di politica attiva,   adatte al contesto economico e sociale del territorio incentivando i   negozianti a creare sinergie con altre forme di attività, tipiche,   artigianali, artistiche, utili a impreziosire la città laddove   multinazionali e grandi gruppi difficilmente arrivano. I centri   logistici, medie e grandi strutture di vendita sono da rimettere sotto   controllo. Altro passo da affrontare è la valorizzazione del   partenariato. Non si può sempre lasciare all’iniziativa di pochi   illuminati amministratori e delle Associazioni il contrasto di ciò che   non funziona. Occorre tornare a parlare insieme di pianificazione  del  commercio. Vent’anni fa serviva liberalizzare oggi invece occorre   proteggere gli esercizi che svolgono un servizio alla comunità.   L'amministrazione comunale deve tornare a poter ristabilire le regole   per l’insediamento di nuove attività, mettendo l’interesse della   comunità al di sopra di quello del privato cittadino. Ritorno al   passato? Forse. Anche però un grande salto nel futuro. Una città che   ama definirsi green e Smart ha bisogno di recuperare il commercio e la   qualità della vita.