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Come per gli apparati politici anche i sindacati devono riformarsi



Da ex sindacalista e in pensione corre l’obbligo di contestualizzare alcuni punti per riaprire il dibattito sulle strategie di lotta. Può sembrare brutto partire con la domanda se serviranno ancora i sindacati, ma credo che negli ultimi anni hanno perso molte prerogative del passato e non sono stati ancora capaci di modificarsi per far fronte a tutte le problematiche economiche di questo ultimo decennio. La strategia delle manifestazioni una tantum non è più efficace. 




Diventa ormai prioritario riflettere sulle modalità di lotta. Sebbene le manifestazioni di piazza siano riuscite in diverse occasioni a mobilitare migliaia di persone, non sono riuscite a influenzare il corso delle riforme e delle decisioni politiche. Ora non voglio dilungarmi a fare un'analisi storica. L’obiettivo primario di oggi è quello di cercare di vedere un futuro e salvare l'importanza e la centralità che d

ovrà avere sempre di più nelle politiche del lavoro, soprattutto nelle pubbliche amministrazioni che saranno oggetto nei prossimi anni delle modifiche più consistenti. Mentre le società private negli ultimi anni per sopravvivere hanno dovuto modificarsi radicalmente per reggere il mercato e l'effetto di una globalizzazione dei mercati sempre più marcata, le PA sono quelle che sono rimaste indietro e che stanno cercando di cambiare anche per essere di supporto alle imprese. Non può esistere un'economia privata efficiente e concorrenziale se non c'è dall'altra parte uno Stato, e di conseguenza tutte le sue diramazioni, in grado di supportare ed aiutare le aziende per una maggiore efficienza. La stessa cosa credo debba fare il sindacato, ovvero vedere quelle che sta accadendo e riuscire a costruire con un percorso comune per questo cambiamento epocale, soprattutto nella pubblica amministrazione.

La globalizzazione dei mercati porta sempre più ad un radicale cambiamento dei luoghi di lavoro, ovvero le economie sviluppate spostano le proprie produzioni nei paesi dove c'è la possibilità di speculare maggiormente soprattutto sulla forza lavoro. Se il sindacato interviene seriamente nelle scelte della politica del lavoro può cercare di comprendere e frenare la delocalizzazione delle produzioni in quanto favorisce solamente la speculazione ed il profitto senza salvaguardare il modo del lavoro. Ecco perché in un percorso di questo tipo io sono sempre per un una concezione sindacale che deve guardare oltre i confini. Il calo dei conflitti sul posto di lavoro non significa accettazione passiva di ciò che il mondo del lavoro è diventato e delle sue conseguenze.

Se da un lato ci sono meno conflitti sul lavoro, dall’altro ci sono ancor più richieste sul lavoro, nei suoi aspetti economici e sociali tradizionali (salari, valorizzazione delle competenze e delle professioni, pensioni). La nuova realtà sociale sta cambiando profondamente le modalità della lotta di classe e deve quindi portarci a riflettere sulla natura delle mobilitazioni, per adattarle alle realtà concrete. Indubbiamente c’è ancora molto da fare in questo campo, ma è chiaro che la sfida è duplice: riportare parte di questa lotta nei luoghi di lavoro e trasformare le lotte in forze per sfidare la totalità economica e sociale. Il compito è assai arduo e complesso. Nei luoghi di lavoro, la mobilitazione è ostacolata da strutture sindacali, legali e sociali restrittive. Gli individui sono spesso impotenti di fronte a questa situazione, mentre vengono esercitate pressioni gerarchiche e finanziarie e la sensazione di solitudine è rafforzata dall’individualizzazione dei rapporti di lavoro. Lo stesso vale per i sindacati. Esiste un evidente scollamento tra ciò che fanno i rappresentanti eletti negli organi aziendali e la realtà delle condizioni di lavoro.

Questo divario è amplificato a causa dell’onere sempre maggiore imposto ai rappresentanti dei lavoratori in questi organismi, a seguito delle riforme del Codice del lavoro. Molti rappresentanti eletti si dimettono a causa della discrepanza tra l’agenda degli organi e la realtà concreta vissuta dai lavoratori. Più in generale, è la strategia dei sindacati nelle aziende che deve essere rivista!! Altro problema è la concorrenza tra le varie sigle sindacali e legato alla misurazione della rappresentatività. In queste condizioni, è impossibile creare “comitati intersindacali di base” in grado di “trasmettere efficacemente forme di lotta”. Occorre ripoliticizzare i luoghi di lavoro, non nel senso stretto dell’azione di partito, ma nel senso ampio di contestualizzare le realtà vissute dai lavoratori.